LA COSTRUZIONE DELLA PROPRIA AUTOSTIMA

PARTE DALL’ETA’ EVOLUTIVA

La base dell’autostima pone le sue radici nella propria infanzia.

Un buon livello di autostima di base è dato dallo stile educativo ed affettivo genitoriale, per il quale un bambino con uno stile d’attaccamento sicuro avrà già delle basi fertili e solide per costruire mattone dopo mattone una buona stima di sé.

Ad esempio, un genitore che lusinga il proprio figlio ogni qual volta che compie una buona azione con un rinforzo positivo verbale, come un semplice “bravo” o materiale è un ottimo catalizzatore di autostima. Ne consegue che il proprio figlio crescerà fiero di sé e sempre spinto a far meglio.

Se invece ad un comportamento positivo, il genitore resta indifferente o anzi sprona a far sempre di più, a volte anche oltre le capacità del figlio, senza un contestuale apprezzamento su quel che si è fatto, il bambino si sentirà frustrato per non aver raggiunto il risultato e rassegnato all’idea di fallire quasi sempre nella vita.

Esempio frequente è dato dal genitore che comunica la proprio figlio che avrebbe potuto fare di più, magari in rapporto ad altri compagni di classe, che hanno preso voti migliori, utilizzando, anche se in buona fede, un linguaggio critico e non incoraggiante che, anziché spronare, mortifica il proprio figlio, soprattutto quando si viene messi a paragone con altri soggetti che nulla hanno a che fare con il bambino (educazioni differenti, situazioni familiari differenti, contesto culturale ed economico differente).

Ordunque, se i genitori premiassero sempre tutti i comportamenti positivi, metterebbero il figlio in condizione di avere maggior fiducia in se’ stesso.

Purtroppo però i nostri figli non possono vivere in una campana di vetro, devono far i conti con il mondo esterno, pieno di lupi pronti ad aggredirli ed annullare la loro personalità.

È lì che la nostra autostima viene fuori con tutte le potenzialità, una vera e propria palestra, in cui dovremo far corrispondere quanto più possibile il nostro sé ideale al nostro sé reale.

Al contrario di ciò che abbiamo detto, ci sono contesti familiari in cui i genitori eccedono nel premiare il bambino portando così ad una visione di sé gonfiata e falsificata ( capita sovente nei confronti dei figli unici ) per cui, una volta che faranno i conti con la realtà riceveranno svalutazioni e mortificazioni, dovendo scendere un tantino dal piedistallo o rompere quella campana di vetro in cui hanno vissuto per anni.

Quando siamo piccoli non abbiamo ancora formato la nostra autostima per intero, quindi siamo molto fragili, ecco che è fondamentale, come suggeriva il metodo montessoriano, qualcuno che ci segua, ci osservi e che intervenga solo quando è strettamente necessario, che sia sempre lì a vegliare su di noi, ma di nascosto, da lontano.

Man mano che si realizza la crescita che passa attraverso l’adolescenza per giungere all’età adulta, il soggetto sprovvisto di adeguate basi di autostima faticherà nel raggiungere un adeguato amor proprio e dovrà spesso inviare a sé stesso messaggi positivi di rinforzo e di linguaggio incoraggiante.

Ultima considerazione è che, nella nostra società attuale tutto funziona come uno specchio sociale: se si fornisce un’immagine positiva di sè agli altri, gli altri avranno stima reciproca e di conseguenza ci si vedrà come una persona positiva accettando pur sempre le proprie debolezze e consapevoli di portare con sè microtraumi e lutti affettivi non ben elaborati.

L’autostima è l’ “Insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di se stesso” (Battistelli, 1994).

 

a cura di Pasquale Altini